FestivalbarA
Le hit più calde dell’estate macabra 1515!
rivisitazione goliardica e in chiave Ultima-Forsan dei grandi classici della canzone italiana
Samarcanda - di Yuri Zanelli e Roberto Vecchioni
Ridere, ridere, ridere ancora,
ora il flagello paura non fa,
brucian le carogne dentro al fuoco la sera,
brucia nella gola il vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
l'acchiappamorti che tutta la notte ballò,
vide fra la folla quella nera untora,
vide che cercava lui, e si spaventò.
"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino,
la morte seconda mi voleva da’!
Farewell - di Mauro Longo e Francesco Guccini
Lunga e diritta correva la strada
Il carro veloce correva
La fredda estate era già cominciata
Vicino lui sorrideva
Vicino lui sorrideva.
Forte la mano teneva le briglie
Forte il gitano cantava
Non lo sapevi che c'erano i Morti
Quel giorno che ti aspettavan
Quel giorno che ti aspettavan
Non sei riuscita a fuggire lontano
Quando la vecchia è risorta
Quando dal feretro è uscita una mano
Ed è spuntata la Morta
Ed è spuntata la Morta.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
Quando coi morsi ti ha uccisa
Quando anche il cielo di sopra è crollato
Quando la vita è fuggita
Quando la vita è fuggita.
Vorrei sapere a cosa è servito
Vivere, soffrire, amare
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se sei dovuta tornare
Se sei dovuta tornare.
Voglio però ricordarti com'eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
Mentre ora mi guardi e sorridi
Mentre ora mi guardi e sorridi…
La Grande Orda - di Mauro Longo e Piotta
A cavallo con dietro l'Orda,
per paura che mi si morda,
inseguito un’altra volta
dalla grande Orda che ritorna.
Sultana Rossa, Ossesso in vista: nella mischia con l'alchimista.
Pista! fuori, via i baroni,
son finite le munizioni.
Tra campioni e condottieri
buonanotte avventurieri!
iri-iri-ari–oh, dentro il miasma seguo il flow.
Mai quest’Orda mai mi agguanterà,
gli Ossessi non mi avranno mai.
Mai quest’Orda mai mi agguanterà Sha la la la la,
Sha la la la la… Sha la la la la la,
Un’altra volta, un’altra Orda.
Sha la la la la… Sha la la la la la,
quanto resisterai?
Io Morituro - di Mauro Zorzini e i Nomadi
Io, un giorno risorgerò,
e nel cielo della Morte striscerò.
Ma un morto che ne sa,
sempre fresca non può esser la preda.
Poi, una notte di settembre mi svegliai,
i vermi sulla pelle.
sul mio corpo gli escrementi delle larve,
chissà dov' era casa mia,
e quel bambino che mangiavo in un cortile.
Io, morituro che son io,
morituro che non sono altro,
oboli in tasca non ne ho,
e lassù non mi è rimasto Dio.
Sì, la strada è ancora là,
un deserto mi sembrava la città
Ma un morto che ne sa,
sempre viva non può esser la preda.
Poi, una notte di settembre me ne andai.
al fuoco di un camino,
mi mangiai anche l'ultimo vicino.
chissà dov'era casa mia,
e quel bambino che mordeva in un cortile.
Io, morituro che son io,
morituro che non sono altro,
oboli in tasca non ne ho,
e lassù non mi è rimasto Dio.
Io, morituro che son io,
morituro che non sono altro,
oboli in tasca non ne ho,
e lassù non mi è rimasto Dio.
Cura al Flagello Permanente - di Mauro Longo e Franco Battiato
Una vecchia Egemone, con un cappello e un ombrello
di pelle umana e ossa di zebù…
Condottieri coraggiosi, furbi contrabbandieri macedoni…
Assassini-ninja ebrei vestiti come aguzzini per entrare a corte del Sultano Nero
e dei suoi orrendi Visir!
Cerco una cura al Flagello permanente
Che non mi faccia mai cambiar natura ed assalire poi la gente…
Ohhh… avrei bisogno di te…
La Cura (Del Flagello) - di Roberto Mazzucchi e Franco Battiato
Ti proteggerò dalle paure delle furie-arpie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,
dalle ingiustizie e dai corrotti del tuo tempo,
dai negromanti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dagli attacchi d'untore,
dagli ossessi e dalle loro manie.
Supererò le correnti dei processionari,
lo spazio e la luce per non farti alterare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché la Teriaca è speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per le selve dell’Ungheria
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai manne bianche per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la speranza,
non l’accetta, ma i segreti che ti portano all'essenza.
I profumi d’oriente inebrieranno i nostri corpi,
la cautela di Candia non lederà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame d’ incanto.
Combatto il flagello del mondo ed il suo orribile dono.
Supererò le correnti dei processionari,
lo spazio e la luce per non farti alterare.
Ti salverò da ogni miasmi e dall’agonia,
perché la Teriaca è speciale ed io avrò cura di te…
Io sì, che avrò cura di te.
La Guerra Macabra di Piero - di Zio Hal, Mauro Longo, Nicola Santagostino e Fabrizio De André
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma son mille cadaveri smossi
lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i cavalieri argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era Primavera
E come gli altri con grigia bandiera
Te ne vai tristo come il Mietitore.
Il vento ti sputa in faccia l'orrore.
Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il miasma ti passi un po' addosso
dei morituri ti porti la voce
di chi nella morte non trovò pace
E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in mezzo alla valle
con la divisa del tuo stesso colore
ma un diverso, orrido umore…
sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai sgomento
cadere in terra sprizzando atramento
La Guerra Macabra ormai hai nel cuore
e preghi ogni giorno di morire
senza rialzarti con furore
ma riposare come un uomo che muore
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E ci sarebbe stato il Ritorno.
Commento di Umberto Pignatelli:
Ma sempre di morti voi state a parlare,
Non sarebbe meglio, ogni tanto, trombare?
'Sti corpi e cadaveri mi rendon pitocco,
A sentirvi poetare, madonna, mi tocco!
Uomini (e Morti) Soli - di Davide Carta e i Pooh
Li incontri dove la gente viaggia, e va a pellegrinare,
col corpo nero che sa di pioggia, da ventiquattro ore,
perduti nell’oscurità di un’era,
per ghermiti come una pulzella
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la fobia del contagio.
Per scrivere del flagello che ha di dentro,
perché i morti l'han già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell'immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può studiare l’atramento,
e magari un po' cambiarlo,
prima che ci cambi lui.
Vediamo se si può,
diventare dei corrotti,
senza perderci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso rinasce, muore,
oppure fa l'amore.
La Larva - di Mauro Longo e Fabrizio De André
La Larva verrà all'improvviso
avrà le tue labbra e i tuoi occhi
ti coprirà di icore nero
mentre ti sbrana per intero
Nell'ozio, nel sonno, in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la Furia va a colpo sicuro
non suona il corno né il tamburo.
Madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende
l'Ossesso non ti vedrà in faccia
avrà il tuo seno e le tue braccia.
Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi cadde preda degli Obbrobri
male sopporterà sua morte.
Straccioni che senza vergogna
sfamaste Carcassa o Carogna
partirvene non fu fatica
perché la morte vi fu amica.
Guerrieri che in punta di lancia
dal suol d'Oriente alla Francia
di strage menaste gran vanto
e fra gli Egemoni altrettanto
Davanti all'estremo nemico,
il Progenitore più antico,
non serve colpire nel cuore
perché il Sultano mai non muore.
I Giardini dei Morti - di Davide Carta e Lucio Battisti
La carrozza passava e quell'uomo gridava dannati!
Al ventuno del mese i nostri morti erano già rinati
io pensavo a mia madre di atramento rivestita
il colore era nero e la pelle non ancora appassita
All'uscita di casa i marrani legnavano i morti
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli
e la sera al mio ritorno tu mi chiedevi: "perché non parli?"
Che anno è, che giorno è
questo è il tempo dei morti assieme a me
le mie mani come vedi non tremano più
ma ho nell'anima in fondo all'anima
vuoti immensi, e immenso terrore
e poi ancora ancora terrore terror per te
fiumi oscuri e colline e praterie
dove corrono orribili le mie malinconie
l'universo perde spazio dentro me
E il coraggio di vivere ormai più non c'è.
Cannone a Manovella - di Giuseppe Rotondo e Vinicio Capossela
Siamo una barca chiusa
nelle acque profonde e nere
sognamo il bagnasciuga
non ci spostano da sedere
il tempo è un alambicco
che piano piano ci cola a picco
nel caldo in mezzo al mare
senza un messaggio da riportare
Quindici uomini sono andati
se li è presi il Flagello Nero
dietro il molo della Giudecca
l’Annegato riaffiora alla riva
sul manometro del timone
brilla il calibro del cannone
l'odalisca sta di vedetta
che non ritorni quel morto in fretta
sottocoperta la ciurma canta
sopracoperta la ciurma crepa
fattucchieri della congrega
discendenti della gran strega
sulla poppa sta l’iscariota
sulla rotta rolla la morta
il petrinale sta sulla spalla
e la bombarda ci tiene a galla
ma un giorno sotto il sole
un abominio venne dal mare
dal fondo di uno scoglio
nero di seppia come atramento
un morto con le squame
nell'abisso di verderame
un eco scosse la chiglia
della ciurma della flottiglia
si tuffa l'inventore
con la sua tuta da immersione
calato per il paranco
chiuso nel piombo dello scafandro
va a spasso sul fondale
soffia nel mantice col pedale
di fronte a quell'orrore
scarica il colpo del suo cannone
cannone a manovella
cannone a manovella
per la testa della mia bella
serenata martoriata
per la morta ch'è ritornata
serenata di atramento
per il mio cuore nel suo tormento
nel miasma del mattino
s'è dipinto un arcobaleno
sull'ottone della bombarda
l'atramento s'asciuga piano
per il morbo che ci rovina
per l’Accetta che si avvicina
tutt'intorno si addestrano a scrima
con la sciabola levantina
beccheggia bagnarola
solo la rotta ormai ci consola
a spasso in mezzo al mare
senza un messaggio da riportare
contagiati sotto vento
niente più ci riporta indietro
solo gli occhi di una carogna
gonfia e tesa come zampogna
cannone a manovella
cannone a manovella…
Vitti na Larva - di Fabio Bottari
Vitti na Larva supra nu cannuni
Fui curiusi e ci vosi spiari
Idda m’arrispunniu cun gran duluri
Mi muzzicaru n’ testa
I Mitilari
“Ma quant’è beddu sentiri lu ciauru di Motti
Quannu l’Ossesso è già cca
Ma quanto e beddu sentiri lu ciaru di Motti
U Miasma viatu arriverà”
Sinni jero, sinni jero i Negromanti
Sinni jero e non sacciu a unni
Da me Motti Prima avi cent’anni
Da rinta u tabbutu nuddu m’arrispunni
“Ma quant’è beddu sentiri lu ciauru di Motti
Quannu l’Ossesso è già cca
Ma quant’è beddu sentiri lu ciaru di Motti
U Miasma viatu arriverà”
Cunzatimi, cunzatimi stu lettu
Cà di li Carogni sugnu manciatu tuttu
Si nun lu scuntu cca stu me piccatu
L’Inquisitori avrà u so chiffari
“Ma quant’è beddu sentiri lu ciauru di Motti
Quannu l’Ossesso è già cca
Ma quant’è beddu sentiri lu ciaru di Motti
U Miasma viatu arriverà”
C’è nu jardinu ‘mmezzu di lu mari
Tuttu ntissutu di aranci e ciuri
Tutti i Corrotti ci vannu a cantari
Puru li Motti ci fannu l’Amur
Alla Fiera dei Morti - di Mauro Longo e Angelo Branduardi
Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.
Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne il Paladino, che eliminò Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne il Negromante, che smembrò il Paladino, che eliminò Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E venne l’Iscariota, che uccise il Negromante, che smembrò il Paladino, che eliminò Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E il Sultano Nero, sull’Iscariota, che uccise il Negromante, che smembrò il Paladino, che eliminò Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
E infine l’Immortale, sul Sultano Nero, sull’Iscariota, che uccise il Negromante, che smembrò il Paladino, che eliminò Gerione, che ghermì il Beccamorto, che diradò il Miasma, che avvolse il Masnadiere, che colpì il Morto, che alla Fiera mio padre infettò.Alla Fiera dei Morti con due morsi, una Carcassa mio padre infettò.
La Solitudine - di Davide Carta e Laura Pausini
Il Nibbio se n’è andato e non ritorna più
e Prospero fugge da Lucca senza lui
È un cuore di atramento senza l’anima
Nel freddo del mattino grigio di città
Ora il Bagatto è vuoto, Beatrix più non c’è
È orrore il suo respiro fra i pensieri miei
Distanze enormi sembrano dividerci
Ma il cuore batte forte dentro me
Chissà se tu ti pentirai
Se con i morti parli mai
Se ti nascondi come me
Sfuggi gli sguardi e te ne stai
Chiuso nel buio e nelle tenebre
Complotti contro la città e
Piangi non lo sai
Quanto altro male ti farà la solitudine